VOTO 8,5

Opera prima del comico afroamericano Jordan Peele, qui in veste anche di sceneggiatore, Scappa – Get Out (trailer) racconta la storia di Chris Washington (Daniel Kaluuya) e della sua fidanzata Rose Armitage (Allison Williams) durante la visita ai genitori di lei, ignari del fatto che lui sia afroamericano.

Il tema del razzismo invade l’intera pellicola in un continuo crescendo di tensione e inquietudine: attraverso i comportamenti, o anche soltanto tramite gli sguardi degli attori, il regista americano descrive una società finta perbenista e illusa di aver superato il concetto di diversità razziale grazie alla presidenza Obama, ma che, in realtà, ha semplicemente mascherato questo odio evolvendolo in qualcosa di più orribile. La stupidità dell’uomo bianco nel credersi superiore agli altri, pur ammirando “l’inferiore” da un punto di vista genetico, è il trionfo dell’ipocrisia. Ma nessun personaggio è esente da colpe e così ecco che entra in scena il personaggio di Rod (interpretato da Lil Rel Howery) che viene utilizzato come contrappeso alla bilancia di odio, attraverso dissacranti battute in risposta a quelle dei bianchi, e come simpatica spalla a distanza del protagonista.

All’interno di questa società razzista (rappresentata dalla villa dei genitori di Rose), il personaggio di Chris diventa una sorta di Cicerone con il compito di guidare lo spettatore di stanza in stanza mostrandogli gli orrori del mondo contemporaneo, proprio come in un museo. Chris da ragazzo alla mano e capace di adattarsi a qualsiasi situazione diventa ben presto paladino di giustizia e portavoce della volontà del pubblico. Il suo è l’unico personaggio maggiormente sviluppato da un punto di vista psicologico, gli altri si limitano per lo più ad impersonare stereotipi di ogni tipo. Tuttavia, questa mancanza di approfondimento non risulta dannosa alla visione in quanto lo spettatore sa poco sui personaggi di cui è giusto sapere poco. Il razzismo è banale e non ha bisogno di empatia: è questo il messaggio che vuole trasmettere l’esordiente Peele.

La sua regia punta l’attenzione principalmente sui primi piani che concede spesso e volentieri agli attori afroamericani. Occhi sgranati e lacrimoni sono immagini che restano impresse per lungo tempo nella mente dello spettatore, così come i sorrisini e gli sguardi ambigui che diventano sempre più grotteschi. In particolar modo colpisce l’interpretazione di Daniel Kaluuya (famoso per aver recitato nella serie televisiva Black Mirror) nei panni del protagonista e molto apprezzabili sono le performance dei vari comprimari che hanno dovuto impostare un tipo di recitazione inespressiva sotto certi aspetti, ma di grande impatto visivo sotto altri. Una regia che accompagna per mano il pubblico in un percorso di tensione sempre più alto fino ad esplodere sul finale nel modo più liberatorio possibile. Non mancano, poi, colpi di scena a sorprendere lo spettatore più spensierato, ma che potrebbero risultare invece prevedibili a chi mastica di più il genere. Il finale è rivelatore e mostra come le chiacchiere non sono nulla di fronte ai fatti reali ed oggettivi. Nessuno dei personaggi esce in modo pulito, tutti si macchiano di qualcosa.

Jordan Peele riesce a realizzare un’ottima pellicola thriller con componenti horror che punta a spaventare quasi interamente con l’uso di dialoghi e sguardi, riservandosi anche l’utilizzo di due jumpscares ben contestualizzati, e che punta a far riflettere sull’attuale società americana attraverso una riflessione mascherata da intrattenimento per raggiungere un più ampio pubblico.